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L’esperienza
maturata in sei anni di attività del Progetto Diamo
un futuro alla memoria ha reso evidente la necessità,
condivisa da molti docenti, di innovare l’insegnamento della
storia del Novecento.
Il problema, che fa sempre più parte del dibattito attuale,
riguarda ovviamente quali strumenti e quali metodologie
utilizzare, oltre i libri di testo, per motivare gli studenti e
superare il loro crescente disinteresse per la materia.
L’attenzione deve quindi necessariamente essere volta
all’uso di linguaggi di comunicazione familiari e
riconoscibili come propri dai giovani.
La musica è certamente uno di questi.
D’altra parte da sempre attraverso la musica popolare è stato
possibile trasmettere e condividere idee, fatti, tradizioni,
memorie, “parole d’ordine” anche in strati sociali
normalmente esclusi dai circuiti del sapere ufficiale o colto.
Il Progetto La storia cantata nasce
da queste premesse e si configura come racconto dei principali
eventi del Novecento esposti attraverso la canzone popolare e
proposti al pubblico in forma di concerto.
Il
progetto si avvale della collaborazione di musicisti salernitani
e di esperti del
settore. |
Grave
errore sarebbe cercare di annettere la Resistenza a un partito o ad
una chiesa, farne un'espressione, per quanto alta e purissima, di una
ideologia politica e confessionale.
La Resistenza fu, e se non e' morta dovra' essere, qualcosa di piu'
dell'ideologia di un partito: qualcosa di piu' profondo, di piu‘
universale, di piu' penetrante nei cuori: come una sintesi, come una
promessa, come una volonta' di comprensione umana"
Piero Calamandrei |
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L'assurdità
della guerra
Gorizia
Fiume Sand Creek
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Gorizia
La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia e le terra lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l'acqua che cadeva al rovescio
Grandinavano le palle nemiche
Su quei monti gran valle e colline
Si moriva dicendo così.
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E ritorno per molti non fu.
O vigliacchi che voi ve ne state
Con le mogli sui letti di lana
Schernitori di noi carne umana
Maledetti sarete un dì.
Voi chiamate il campo d'onore
Questa terra da là dai confini.
Qui si muore gridando assassini
Questa terra c'insegna a punir.
Cara moglie che tu non mi senti
Raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto ai bambini
che io muoio col suo nome nel cuor.
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza.
Dolorosa ci fu la partenza
E ritorno per tutti non fu. |
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Loredana
Mauro |
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Fiume
Sand Creek
Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza
paura
fu un generale di vent’anni occhi turchini e giacca
uguale
fu un generale di vent’anni figlio d’un
temporale
c’e’ un dollaro d’argento sul fondo del Sand
Creek
I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del
bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno mio nonno disse
si
a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek
Sognai talmente forte che mi usci il sangue dal naso
il lampo in un orecchio nell’altro il paradiso
le lacrime più piccole le lacrime più grosse
quando l’albero della neve fiorì di stelle rosse
ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek
Quando il sole alzò la testa tra le spalle della
notte
c’erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo per farlo sanguinare
tirai una freccia al vento per farlo sanguinare
la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek
Si son presi nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni occhi turchini e
giacca uguale
fu un generale di vent’anni figlio d’un
temporale
ora I bambini dormono sul fondo del Sand Creek |
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La
pianura dei
sette fratelli |
E
terra e
acqua e vento,
non c’era tempo per la paura
nati sotto la stella
quella più bella della pianura
avevano una falce
e mani gradi da contadini
e prima di dormire
un padre nostro
come da bambini
Sette figlioli sette
di pane e miele
a chi li do
sette come le note
una canzone gli canterò
E pioggia e neve e gelo
e fola e fuoco insieme al vino
E vanno via i pensieri,
insieme al fumo su per il camino
Avevano un granaio,
e il passo a tempo
di chi sa ballare
di chi per la vita /
prende il suo amore
e lo sa portare
Sette fratelli sette
di pane in miele,
a chi li do
Non li darò alla guerra
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All’uomo
nero non li darò
Nuvola lampo e tuono,
non c’è perdono per quella notte
che gli squadristi vennero
e via li portarono coi calci e le botte
Avevano un saluto,
e degli abbracci quello più forte
Avevano lo sguardo
quello di chi va incontro alla sorte
Sette figlioli sette,
sette fratelli
a chi li do
ci disse la pianure
questi miei figli
mai li scorderò
sette uomini sette
sette ferite
e sette solchi
ci disse la pianura
i figli di Alcide
non sono mai morti
In quella pianura,
da Valle Re ai Campi Rossi
noi ci passammo un giorno
e in mezzo alla nebbia
ci scoprimmo commossi |
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Osvaldo
Costabile |
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La
sopraffazione
Rosa
di Turi
La badoglieide
La pianura dei sette fratelli |
La
Badoglieide
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O
Badoglio, o Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio,
col tuo degno compare Vittorio
ci hai già
rotto abbastanza i coglion.
T’ l’as mai dit parei,
t’ l’as mail dit parei,
t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,
t’ l’as
mai dit parei,
t’ l’as mai dilu: sì sì
t’ l’as
falu: no no
tutto questo salvarti non può.
Ti ricordi quand’eri fascista
e facevi il saluto romano
ed al Duce stringevi la mano?
sei davvero un gran
porcaccion.
T’ l’as mai dit parei...
Ti ricordi l’impresa d’Etiopia
e il ducato di Addis Abeba?
meritavi di prendere l’ameba
ed invece facevi i
milion.
T’ l’as mai dit parei...
Ti ricordi la guerra di Francia
che l’Italia copriva
d’infamia?
ma tu intanto prendevi la mancia
e col Duce
facevi ispezion.
T’ l’as mai dit parei... |
Ti ricordi la guerra di Grecia
e i soldati mandati al macello,
e tu allora per farti più bello
rassegnavi le
tue dimission?
T’ l’as mai dit parei...
A Grazzano giocavi alle bocce
mentre in Russia crepavan
gli alpini,
ma che importa ci sono i quattrini
e si
aspetta la grande occasion.
T’ l’as mai dit parei...
L’occasione è arrivata
è arrivata alla fine di luglio
ed allor, per domare il subbuglio,
ti
mettevi a fare il dittator.
T’ l’as mai dit parei...
Gli squadristi li hai richiamati,
gli antifascisti li hai
messi in galera,
la camicia non era più nera
ma il
fascismo restava il padron.
T’ l’as mai dit parei...
Era tuo quell’Adami Rossi
che a Torino sparava ai borghesi;
se durava ancora due mesi
tutti quanti facevi ammazzar |
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La
ribellione
Dalle
belle città
Oltre
il ponte
Fischia
il vento
Grande
festa d'aprile |
Oltre il ponte
O ragazza dalle guance di pesca
o ragazza dalle guance d'aurora
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all'età che hai ora.
Coprifuoco la truppa tedesca
la città dominava, siam pronti
chi non vuole chinare la testa
con noi prenda la strada dei monti.
Avevamo vent'anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l'altra riva la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent'anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l'amore.
Silenziosi sugli aghi di pino
su spinosi ricci di castagna
una squadra nel buio mattino
discendeva l'oscura montagna
La speranza era nostra compagna
a assaltar capisaldi nemici
conquistandoci l'armi in battaglia
scalzi laceri eppure felici.
Avevamo vent'anni ...
Non è detto che fossimo santi
l'eroismo non è sovrumano
corri abbassati dai balza avanti
ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano
dietro il tronco il cespuglio il canneto
l'avvenire di un giorno più umano
e più giusto più libero e lieto.
Avevamo vent'anni ...
Ormai tutti han famiglia hanno figli
che non sanno la storia di ieri
io son solo e passeggio fra i tigli
con te cara che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri
quelle nostre speranze di allora
rivivessero in quel che tu speri
o ragazza color dell'aurora.
Avevamo vent'anni ... |
Fischia
il vento
Fischia il vento, infuria la
bufera,
scarpe rotte eppur bisogna andar,
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir.
Ogni contrada è patria del ribelle
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle
forte il cuore e il braccio nel colpir.
Se ci coglie la crudele morte
dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è gia la dura sorte
contro il vile che noi ricerchiam.
Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian
Sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi e alfin liberi siam. |
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Dalle belle città
Dalle belle città date al
nemico
fuggimmo un dì su per l'aride montagne,
cercando libertà tra rupe e rupe,
contro la schiavitù del suol tradito.
Lasciammo case, scuole ed officine,
mutammo in caserme le vecchie cascine,
armammo le mani di bombe e mitraglia,
temprammo i muscoli ed i cuori in battaglia.
Siamo i ribelli della montagna,
viviam di stenti e di patimenti,
ma quella fede che ci accompagna
sarà la legge dell'avvenir.
ma quella legge che ci accompagna
sarà la fede dell'avvenir.
Di giustizia è la nostra disciplina,
libertà è l'idea che ci avvicina,
rosso sangue è il color della bandiera,
partigian della folta e ardente schiera.
Sulle strade dal nemico assediate
lasciammo talvolta le carni straziate.
sentimmo l'ardor per la grande riscossa,
sentimmo l'amor per la patria nostra.
Siamo i ribelli della montagna,
viviam di stenti e di patimenti,
ma quella fede che ci accompagna
sarà la legge dell'avvenir.
ma quella legge che ci accompagna
sarà la fede dell'avvenir. |
Festa
d'aprile
E' già da qualche tempo che i nostri fascisti
si fan vedere poco e sempre più tristi,
hanno capito forse, se non son proprio tonti,
che sta arrivare la resa dei conti.
Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l'Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d'Aprile.
Nera camicia nera, che noi abbiam lavata,
non sei di marca buona, ti sei ritirata;
si sa, la moda cambia quasi ogni mese,
ora per il fascista s'addice il borghese.
Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...
Quando un repubblichino omaggia un germano
alza il braccio destro al saluto romano.
ma se per caso incontra partigiani
per salutare alza entrambe le mani.
Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...
In queste settimane, miei cari tedeschi,
maturano le nespole persino sui peschi;
l'amato Duce e il Fuhrer ci davano per morti
ma noi partigiani siam sempre risorti.
Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...
Ma è già da qualche tempo che i nostri fascisti
si fan vedere spesso, e non certo tristi;
forse non han capito, e sono proprio tonti,
che sta per arrivare la resa dei conti.
Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia... |
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Francesco
Petti |
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"Di questo patto, giurato fra Uomini
Liberi che volontari per dignita'
non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo;
Su
queste strade se vorrai tornare, ai nostri posti ci troverai: Morti e Vivi!
Collo stesso impegno, Popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora
e sempre RESISTENZA!"
Piero
Calamandrei
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