Siamo Alessia, Antonella e
Stefano, alunni dell'istituto Tecnico Commerciale "G. Amendola", appena
rientrati a Salerno da un viaggio fatto con l'ANED di Bologna, durante il quale abbiamo
visitato il campo di concentramento di Mauthausen e quel che resta dei campi di Gusen e
Melk
Ne siamo tornati con uno stato d'animo misto di dolore e incredulità.
Vi possiamo assicurare che il vedere quei luoghi è totalmente diverso che leggerne la
descrizione in un libro.
Solo passare accanto ai binari dei treni dei deportati, ripercorrere, noi in bus con aria
condizionata, "quella" strada che "loro" percorrevano a piedi, al gelo
o nel caldo più afoso, porta nel cuore una tristezza indescrivibile.
L'immagine di Mathausen che, forse, tra le altre, rimane impressa come un chiodo nella
mente, è quella della "scala della morte": 186 gradini che decidevano della
vita di migliaia di uomini; siamo saliti per quella scala
e vi possiamo assicurare che è
stato faticoso anche per noi che siamo diciottenni e in ottima salute.
Al di sopra delle scale, monumenti di tante nazioni onorano, su un prato verde, i
rispettivi caduti; ma un tempo, oltre 50 anni fa al posto di quel prato non c'erano
altro che fango, pietre e morte.
I monumenti e il prato sono sovrastati dal portone del campo che, con il suo filo spinato,
ricorda il reticolato che, allora, era percorso da forti scariche elettriche per
precludere ogni via di scampo ai condannati.
Il territorio interno al campo ora è tutto asfaltato: vi sono rimaste solo poche baracche
poiché i nazisti bruciarono le altre per non lasciare tracce.
Le poche baracche rimaste, persino l'infermeria e la cucina, ci hanno parlato di morte.
Infine, le camere a gas e i forni crematori: rinunciamo a descriverli perché l'orrore è
indescrivibile.
Il giorno 7 maggio 2000 noi
eravamo lì, con gli ex deportati che ci hanno raccontato quel loro "stralcio"
di vita, con tutti i particolari.
A 55 anni dalla liberazione di Mauthausen, il razzismo è ancora vivo in Europa
ancora oggi alcuni rifiutano un vicino di casa solo perché "diverso" per il
colore della pelle, per la religione, per le sue idee; in realtà costoro chiudono gli
occhi davanti al passato ed abituano i loro figli a pensare solo a stessi; questo
"razzismo urbano" è sbagliato e va cancellato; ma vedere Mauthausen, o un altro
dei luoghi del Genocidio, cambia l'anima nel profondo: noi vi incitiamo a conoscere questa
realtà passata, affinché anche la più piccola forma di razzismo possa scomparire.
Il passato non si dimentica; piuttosto dal passato s'impara.
Mauthausen non potrà mai scomparire: sarà sempre su quella collina a ricordare migliaia
e migliaia di sofferenze. |
Al viaggio, organizzato
dall'A.N.E.D di Bologna, hanno partecipato dal Sud in 28 tra accompagnatori, professori e
studenti di Salerno, Cava dei Tirreni e della provincia di Taranto.
Erano presenti, inoltre, Ernesto Scelza e Ferdinando Albano, componenti del
Consiglio Provinciale di Salerno |
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