| |
Lo spettacolo storico
musicale del '900 è il momento finale di un percorso didattico realizzato nel corso del
II quadrimestre dalle terze classi della scuola Media Statale Torrione Alto di Salerno,
coordinato dalle insegnanti di lettere professoresse Capasso, De Chiara, Guadagno, Iennaco e Pirfo.
Per presentare e documentare tale percorso si sono scelte due diverse modalità: la mostra
didattica, che ha raccolto i lavori degli studenti impegnati nella ricerca storica su
fonti orali e scritte dei periodi storici studiati, e lo spettacolo musicale che,
attraverso canti-simbolo, schede storiche e riferimenti letterari che li hanno preceduti,
ha cercato di ricostruire un'epoca ed un'atmosfera di grande suggestione. |
|
I ragazzi sono stati preparati, per la parte canora, dai musicisti
salernitani Francesco Petti e Francesco Smeraldo che hanno anche curato gli arrangiamenti delle musiche e suonato dal vivo. |
Canti del '900 |
Presentazione
In seguito alla circolare Berlinguer è stato riformato il
programma di storia delle classi terminali che prevede, oggi, solo lo studio del '900 e
non più dell'800.
Questo ha significato per noi avere più tempo da dedicare al secolo appena trascorso
così vicino eppure così poco conosciuto da noi.
E' il secolo del progresso scientifico e tecnologico, dell'emancipazione della donna,
della nascita delle masse operaie e dei sindacati, della creazione di una repubblica
democratica nata dalla Resistenza, ma anche di due terribili guerre mondiali, dei
totalitarismi, della bomba nucleare e della shoah.
Un secolo complesso di cui abbiamo approfondito solo alcuni aspetti fondamentali che
abbiamo cercato di presentare attraverso la mostra didattica ed un percorso storico
musicale.
Non badate al profilo tecnico dello spettacolo perché non siamo dei professionisti, ma
allo spirito con cui lo abbiamo preparato: è stato un lavoro corale, durante il quale
abbiamo imparato a stare insieme, divertendoci.
E questo, a scuola, non sempre accade. |
I
testi dello spettacolo |
Buenos Aires
Il bastimento avanza lentamente
Nel grigio del mattino tra la nebbia.
Sull'acqua gelida d'un mare fluviale
Appare la città grigia e velata.
Si entra in un porto strano.Gli emigranti,
Impazzano e inferociano accalcandosi
Nell'aspra ebbrezza d'imminente lotta.
Da un gruppo d'italiani ch'è vestito
In un modo ridicolo alla moda
Bonoarense si gettano arance
Ai paesani stralunati e urlanti.
Un ragazzo dal porto leggerissimo
Prole di libertà, pronto allo slancio
Li guarda con le mani nella fascia
Variopinta ed accenna ad un saluto.
Ma ringhiano feroci gli itaiani.
Dino Campana |
Mamma mia dammi
cento lire
Mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar
cento lire io te le do
ma in America no no no...
Suoi fratelli alla
finestra
mamma mia lasséla andà.
Quan' fu stata in mezzo la mare bastimento si l'è fundà.
I mei capelli son
ricci e belli
l'acqua del mare li marcirà.
le parole della mia mamma
son venute a verità. |
|
L'emigrazione
Costretti dalla mancanza di un lavoro, dalla miseria, presente in vaste zone del Paese,
non solo del Sud, delusi perché consapevoli di non avere nel loro Paese una possibilità
di realizzazione, per lo meno nell'immediato futuro, ogni anno, dal 1870, più di
centomila italiani lasciano la propria casa, la propria gente, la propria cultura; i più
diretti verso l'Argentina ed il Brasile, paesi che i lunghi viaggi delle prime navi a
vapore facevano apparire ancora più lontani. Verso la fine del secolo XIX l'emigrazione
si orientò piuttosto verso gli Stati Uniti dove, agli inizi del '900, ogni anno,
sbarcarono seicentomila emigranti italiani. Si sognava di lasciarsi alle spalle povertà,
miseria, disoccupazione, frustrazione, ma soprattutto un'esistenza senza prospettive. Si
partiva verso l'America con i salami appesi agli alberi. L'America con le strade
lastricate d'oro, l'America con le terre ansiose di braccia robuste e volenterose,
l'America dove le industrie erano in grande espansione e chiedevano mano d'opera.
Saliti a bordo di navi straniere, dette Navi di Lazzaro, dove il rischio di ammalarsi era
molto alto, dove poteva accadere che qualcuno nascesse, ma anche che qualcuno morisse
durante i trenta giorni di navigazione, gli emigranti e le loro famiglie, ritratti da
pionieri dell'arte fotografica, tradivano tutta la drammaticità del momento e della
situazione. Molti viaggi saranno senza ritorno, altri verranno funestati da naufragi ed
incidenti. La canzone popolare Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar è
appunto il canto di tanti giovani per i quali la traversata oceanica rappresentava il
passaggio di status a cui essi aspiravano. Ma come dice la canzone, spesso i loro sogni
finivano in fondo al mare. |
L'emancipazione
della donna
Questo canto di protesta, emiliano, evidenzia lo spiccato senso di cooperazione nato fra
le classi lavoratrici sin dall'800.
Esso è stato molto popolare nel corso del '900, durante gli scioperi dei lavoratori che,
organizzati in leghe, tentavano di migliorare le loro condizioni di vita; ed in esso si
sono riconosciute anche le donne, impegnate nella lotta per l'emancipazione dalla
discriminazione a cui erano sottoposte nel mondo del lavoro e nella famiglia
|
La
Lega
Sebben che siamo
donne
Paura non abbiamo
Per amor dei nostri figli
Per amor dei nostri figli
Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Per amor dei nostri figli
in lega ci mettiamo
Oioilioilà e la lega la vincerà
E noialtri lavoratori
E noialtri lavoratori
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
Vogliamo la libertà
Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Abbiam delle belle buone lingue
Abbiam delle belle buone lingue
Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Abbiam delle
belle buone lingue
E ben ci difendiamo
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
E noialtri lavoratori
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
Vogliamo la libertà
E voialtri signoroni
che ci avete tanto orgoglio
abbassate la superbia
abbassate la superbia
E voialtri signoroni
che ci avete tanto orgoglio
abbassate la superbia
e aprite il portafoglio
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
E noialtri lavoratori
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
Vogliamo la libertà |
|
La
prima guerra mondiale
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
folorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
Questi sono alcuni versi della canzone O Gorizia, che evidenziano lo stato
d'animo dei
soldati italiani durante la prima guerra mondiale.
Una guerra voluta dalle grandi potenze occidentali per motivi imperialistici: era l'unico
strumento per difendere i loro imperi coloniali e, di conseguenza, i loro interessi
economici.
In Italia, i nazionalisti consideravano la guerra all'Austria come una guerra per la
libertà, la possibilità di completare il Risorgimento italiano con la conquista delle
terre irredente, cioè non ancora liberate.
Ma ben diverso era il pensiero della maggior parte dei soldati italiani, contadini, operai
costretti a lasciare tutto per una guerra che non sentono e non capiscono.
L'utilizzo di armi più potenti, poi, la trasformarono
in una guerra di trincea,
un'esperienza terribile e disumana che pagarono a caro prezzo specialmente gli alpini.
I soldati erano esposti al sole, alla pioggia, alla neve, erano costretti a vivere nella
polvere e nel fango, a contatto con feriti e morti.
Il poeta Giuseppe Ungaretti descrive tutto ciò nella poesia
Veglia
Un'intera nottata
buttato vicino
ad un compagno massacrato
con la bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione delle mani
penetrate
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita. |
Gorizia
La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.
Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.
Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu |
Sul
cappello
Su pei monti che noi saliremo
coglieremo stelle alpine
per portarle alle bambine
farle piangere e sospirar.
Su pei monti che noi andremo
pianteremo laccampamento,
brinderemo al reggimento:
Viva il Corpo degli Alpin.Su pei monti che noi saliremo
coglieremo stelle alpine
per portarle alle bambine
farle piangere e sospirar.
Su pei monti che noi andremo
pianteremo laccampamento,
brinderemo al reggimento:
Viva il Corpo degli Alpin
Evviva evviva il reggimento
Evviva evviva il Corpo degli Alpin. |
|
L'imperialismo
La canzone Faccetta nera ricorda un'altra pagina della storia italina del
'900: la conquista dell'Etiopia, avvenuta nel 1935.
La colonizzazione di questa regione africana doveva servire a rafforzare il prestigio
militare dell'Italia fascista, ma anche a cercare nuove materie prime e nuovi mercati per
i prodotti italiani.
I nostri soldati, sotto il comando di Pietro Badoglio, usarono ogni mezzao bellico per
impadronirsi del paese, benché le armi chimiche fossero vietate dalla Società delle
Nazioni. Gli Etiopi, invece, erano del tutto indifesi di fronte a questi ordigni: non
disponevano, infatti, né di gas, né di aviazione, né di artiglieria.
I colonizzatori attuarono, anche dopo la conquista una dura repressione contro coloro che
mostravano di non apprezzare gli invasori.
"la missione civilizzatrice", come venne chiamata dalla propaganda fascista, in
Italia fu salutata come una delle più grandi realizzazioni del regime, che in questa
occasione, raggiunse il più alto grado di consenso tra le masse.
|
Faccetta Nera
Se tu dall'altipiano
guardi il mare,
moretta che sei schiava fra gli schiavi,
vedrai come in un sogno tante navi
e un tricolore sventolar per te.
Faccetta
nera,
bell'abissina
aspetta e spera
che già l'ora si avvicina!
Quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un'altra legge e un altro Re.
La legge nostra è schiavitù d'amore,
il nostro motto è libertà e dovere,
vendicheremo noi camicis nere,
gli eroi caduti liberando te!
Faccetta nera,
bell'abissina
aspetta e spera
che già l'ora si avvicina!
quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un'altra legge e un altro Re.
Faccetta nera, piccola abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
dal sole nostro tu sarai baciata,
sarai in camicia nera pure tu.
Faccetta nera,
sarai Romana,
la tua bandiera
sarà sol quella italiana!
Noi marceremo
insieme a te
e sfileremo avanti al duce
e avanti al Re! |
|
Auschwitz
Son morto ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e ora sono nel vento
Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento
Nei campi tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano non ho imparato
a sorridere qui nel vento
Io chiedo come può un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
che un uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà. |
|
La Shoah
La shoah ha fatto dire a qualcuno che Dio è morto perché la fratellanza, la
solidarietà, la giustizia che caratterizzano la nostra tradizione cristiana erano sparite
per sempre, per far posto alla crudeltà, all'odio ed all'ignoranza.
Milioni di essere umani, soprattutto bambini, a cui fu negato il diritto di giocare, di
amare e di essere amati, di sperare nel futuro e nella vita, come dice la canzone passarono
per il camino di Auschwitz e di tanti altri campi di sterminio.
Ma noi non crediamo che Dio sia morto, ma riviva mella memoria di tanti uomini, nell
aricerca storica sulle fonti, nella volontà di capire quello che Primo Levi definiva il
buco nero dell'umanità.
E' quello che abbiamo cercato di fare parlando con Leone Fiorentino, ex deportato di
Auschwitz, e con i nostri nonni o studiando le leggi razziali.
tutto ciò è importante affinché noi ragazzi, già da oggi, ma anche da adulti, domani
lottiamo perché non sia mai più uccisa la speranza e la fiducia nell'uomo |
La Resistenza
Le note di Bella ciao ci riportano ad un momento fondamentale della storia
italiana del '900: la Resistenza.
Questo movimento, nato come opposizione tacita e poi armata ai nazisti, ritenuti
responsabili della miseria prodotta dalla guerra, riunì persone di diverso orientamento
ideologico: comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici.
I partigiani, come venivano chiamati gli aderenti a questa organizzzazione, non essendo in
grado di affrontare un esercito regolare in uno scontro aperto, ostacolarono o
danneggiarono il nemico con sabotaggi, agguati alle colonne armate in movimento, azioni
punitive, assalti a piccolli depositi di armi.
I nazisti, in difficoltà, risposero con azioni spietate di rappresaglia contro le
popolazioni civili. A Roma, alle Fosse Ardeatine, furono fucilati 335 civili; a
Marzabotto, in Emilia, 1836 persone furono trucidate.
Il 24 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia assunse i pieni poteri
civili e militari e due giorni dopo le truppe tedesche furono costrette a capitolare.
Finiva in questo modo un dolorosissimo periodo della storia aed iniziava, anche se tra
gravi problemi, un'era nuova.
Perciò con Bella Ciao noi vogliamo rivolgere un pensiero riconoscente a quelle persone
che hanno combattuto talvolta fino all'estremo sacrificio, per la libertà e grazie alle
quali noi oggi possiamo vivere in un paese in cui i diritti inviolabili dell'uomo sono
riconosciuti e garantiti dallo Stato.
Ma perché tutto ciò che è stato non venga dimenticato, vogliamo rievocare i giorni
tragici dell'occupazione tedesca in Italia, segnati da violenza, odio e dolore, attraverso
i versi della lirica di Salvatore Quasimodo
Alle fronde dei salici.
E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo.
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese
oscillavano lievi al triste vento. |
Bella
ciao
Stamattina mi sono alzato
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
stamattina mi sono alzato
e ci ho trovato l'invasor.
O partigiano, portami via
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
o partigiano, portami via
che mi sento di morir.
E se muoio da partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e se muoio da partigiano
tu mi devi seppellir.
Seppellire lassù in montagna
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
e diranno: o che bel fior!.
E' questo il fiore del partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà. |
|
|
Il Pacifismo
Imperialismo e Nazionalismo giustificano la guerra in quanto la ritengono
l'unico mezzo per affrontare i problemi tra gli Stati e per garantire la Pace. ma le masse
popolari hanno sempre avversato la guerra, anhe se sono state obbligate a farla.
Durante la Resistenza però, i Partigiani hanno dovuto scegliere la strada delle
armi per combattere contro i nazifascisti e per poter ricostruire un avita cicile e
democratica.
Il Pacifismo interpreta questa esigenza e rifiuta la guerra e la violenza come
mezzo per risolvere le controversie tra gli Stati.
Ma Pace non vuol dire passività o rifiuto di individuare oppressi ed oppressori,
sfruttati e sfruttatori, Pace significa analizzare, scegliere e spendere risorse ed
energie per trovare ogni possibile mediazione e soluzione non violenta dei conflitti. |
C'era
un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones
C'era un ragazzo che come me
amava i Beatles e i Rolling Stones
girava il mondo veniva da
gli Stati Uniti d'America
Non era bello ma accanto a se
aveva mille donne se
cantava Help, Ticket to Ride
o Lady Jane o Yesterday
cantava "Viva la libertà"
ma ricevette una lettera
la sua chitarra mi regalò
fu richiamato in America
Stop! coi Rolling Stones
Stop! coi Beatles stop
Gli han detto vai nel Viet-Nam
e spara ai Viet-Cong
Rattatatata....Rattatatata.... Rattatatata....
Rattatatata....Rattatatata....
C'era un ragazzo che come me
amava i Beatles e i Rolling Stones
girava il mondo ma poi finì
a far la guerra nel Viet-Nam
Capelli lunghi non porta più
non suona la chitarra ma
uno strumento che sempre dà
la stessa nota RATTATTATA
Non ha più amici
non ha più fans
vede la gente cadere giù
nel suo paese
non tornerà
adesso è morto nel Viet-Nam
Nel petto un cuore più non ha
ma due medaglie o tre
Rattatatata....Rattatatata.... Rattatatata....
Rattatatata....Rattatatata.... |
|
| |
|