Associazione Coordinamento Solidarietà e Cooperazione

Salerno

mostra interattiva

Qui non ho visto nessuna farfalla

 

Le iniziative per il Giorno della Memoria 2008

prossimi appuntamenti e segnalazioni eventi

 

 

La memoria per una nuova identità
Progetto interdisciplinare svolto con la Scuola Media Torrione Alto di Salerno
Lo spettacolo storico musicale del '900 è il momento finale di un percorso didattico realizzato nel corso del II quadrimestre dalle terze classi della scuola Media Statale Torrione Alto di Salerno, coordinato dalle insegnanti di lettere professoresse Capasso, De Chiara, Guadagno, Iennaco e Pirfo.
Per presentare e documentare tale percorso si sono scelte due diverse modalità: la mostra didattica, che ha raccolto i lavori degli studenti impegnati nella ricerca storica su fonti orali e scritte dei periodi storici studiati, e lo spettacolo musicale che, attraverso canti-simbolo, schede storiche e riferimenti letterari che li hanno preceduti, ha cercato di ricostruire un'epoca ed un'atmosfera di grande suggestione.
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I ragazzi sono stati preparati, per la parte canora, dai musicisti salernitani Francesco Petti e Francesco Smeraldo che hanno anche curato gli arrangiamenti delle musiche e suonato dal vivo.

Canti del '900

Presentazione
In seguito alla circolare Berlinguer è stato riformato il programma di storia delle classi terminali che prevede, oggi, solo lo studio del '900 e non più dell'800.
Questo ha significato per noi avere più tempo da dedicare al secolo appena trascorso così vicino eppure così poco conosciuto da noi.
E' il secolo del progresso scientifico e tecnologico, dell'emancipazione della donna, della nascita delle masse operaie e dei sindacati, della creazione di una repubblica democratica nata dalla Resistenza, ma anche di due terribili guerre mondiali, dei totalitarismi, della bomba nucleare e della shoah.
Un secolo complesso di cui abbiamo approfondito solo alcuni aspetti fondamentali che abbiamo cercato di presentare attraverso la mostra didattica ed un percorso storico musicale.
Non badate al profilo tecnico dello spettacolo perché non siamo dei professionisti, ma allo spirito con cui lo abbiamo preparato: è stato un lavoro corale, durante il quale abbiamo imparato a stare insieme, divertendoci.
E questo, a scuola, non sempre accade.

I testi dello spettacolo

 

Buenos Aires

Il bastimento avanza lentamente
Nel grigio del mattino tra la nebbia.
Sull'acqua gelida d'un mare fluviale
Appare la città grigia e velata.
Si entra in un porto strano.Gli emigranti,
Impazzano e inferociano accalcandosi
Nell'aspra ebbrezza d'imminente lotta.
Da un gruppo d'italiani ch'è vestito
In un modo ridicolo alla moda
Bonoarense si gettano arance
Ai paesani stralunati e urlanti.
Un ragazzo dal porto leggerissimo
Prole di libertà, pronto allo slancio
Li guarda con le mani nella fascia
Variopinta ed accenna ad un saluto.
Ma ringhiano feroci gli itaiani.

Dino Campana

 

Mamma mia dammi cento lire

Mamma mia dammi cento lire 
che in America voglio andar
cento lire io te le do 
ma in America no no no...
Suoi fratelli alla finestra
mamma mia lasséla andà.
Quan' fu stata in mezzo la mare bastimento si l'è fundà.
I mei capelli son ricci e belli
l'acqua del mare li marcirà.
le parole della mia mamma
son venute a verità.

L'emigrazione

Costretti dalla mancanza di un lavoro, dalla miseria, presente in vaste zone del Paese, non solo del Sud, delusi perché consapevoli di non avere nel loro Paese una possibilità di realizzazione, per lo meno nell'immediato futuro, ogni anno, dal 1870, più di centomila italiani lasciano la propria casa, la propria gente, la propria cultura; i più diretti verso l'Argentina ed il Brasile, paesi che i lunghi viaggi delle prime navi a vapore facevano apparire ancora più lontani. Verso la fine del secolo XIX l'emigrazione si orientò piuttosto verso gli Stati Uniti dove, agli inizi del '900, ogni anno, sbarcarono seicentomila emigranti italiani. Si sognava di lasciarsi alle spalle povertà, miseria, disoccupazione, frustrazione, ma soprattutto un'esistenza senza prospettive. Si partiva verso l'America con i salami appesi agli alberi. L'America con le strade lastricate d'oro, l'America con le terre ansiose di braccia robuste e volenterose, l'America dove le industrie erano  in grande espansione e chiedevano mano d'opera. Saliti a bordo di navi straniere, dette Navi di Lazzaro, dove il rischio di ammalarsi era molto alto, dove poteva accadere che qualcuno nascesse, ma anche che qualcuno morisse durante i trenta giorni di navigazione, gli emigranti e le loro famiglie, ritratti da pionieri dell'arte fotografica, tradivano tutta la drammaticità del momento e della situazione. Molti viaggi saranno senza ritorno, altri verranno funestati da naufragi ed incidenti. La canzone popolare Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar è appunto il canto di tanti giovani per i quali la traversata oceanica rappresentava il passaggio di status a cui essi aspiravano. Ma come dice la canzone, spesso i loro sogni finivano in fondo al mare.

L'emancipazione della donna

Questo canto di protesta, emiliano, evidenzia lo spiccato senso di cooperazione nato fra le classi lavoratrici sin dall'800.
Esso è stato molto popolare nel corso del '900, durante gli scioperi dei lavoratori che, organizzati in leghe, tentavano di migliorare le loro condizioni di vita; ed in esso si sono riconosciute anche le donne, impegnate nella lotta per l'emancipazione dalla discriminazione a cui erano sottoposte nel mondo del lavoro e nella famiglia

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La Lega

Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Per amor dei nostri figli
Per amor dei nostri figli
Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Per amor dei nostri figli
in lega ci mettiamo
Oioilioilà e la lega la vincerà
E noialtri lavoratori
E noialtri lavoratori
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
Vogliamo la libertà
Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Abbiam delle belle buone lingue
Abbiam delle belle buone lingue
Sebben che siamo donne
Paura non abbiamo
Abbiam delle belle buone lingue
E ben ci difendiamo

Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
E noialtri lavoratori
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
Vogliamo la libertà
E voialtri signoroni
che ci avete tanto orgoglio
abbassate la superbia
abbassate la superbia
E voialtri signoroni
che ci avete tanto orgoglio
abbassate la superbia
e aprite il portafoglio

Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
E noialtri lavoratori
Oioilioilà e la lega crescerà
E noialtri lavoratori
Vogliamo la libertà
La prima guerra mondiale

O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
folorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu

Questi sono alcuni versi della canzone O Gorizia, che evidenziano lo stato d'animo dei soldati italiani durante la prima guerra mondiale.
Una guerra voluta dalle grandi potenze occidentali per motivi imperialistici: era l'unico strumento per difendere i loro imperi coloniali e, di conseguenza, i loro interessi economici.
In Italia, i nazionalisti consideravano la guerra all'Austria come una guerra per la libertà, la possibilità di completare il Risorgimento italiano con la conquista delle terre irredente, cioè non ancora liberate.
Ma ben diverso era il pensiero della maggior parte dei soldati italiani, contadini, operai costretti a lasciare tutto per una guerra che non sentono e non capiscono.
L'utilizzo di armi più potenti, poi, la trasformarono
in una guerra di trincea, un'esperienza terribile e disumana che pagarono a caro prezzo specialmente gli alpini.
I soldati erano esposti al sole, alla pioggia, alla neve, erano costretti a vivere nella polvere e nel fango, a contatto con feriti e morti.

 

Il poeta Giuseppe Ungaretti descrive tutto ciò nella poesia
Veglia

Un'intera nottata
buttato vicino
ad un compagno massacrato
con la bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione delle mani
penetrate
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore.

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
.

Gorizia

La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.
Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.
Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini

di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu

 

Sul cappello

Su pei monti che noi saliremo
coglieremo stelle alpine
per portarle alle bambine
farle piangere e sospirar.
Su pei monti che noi andremo
pianteremo l’accampamento,
brinderemo al reggimento:
Viva il Corpo degli Alpin.Su pei monti che noi saliremo
coglieremo stelle alpine
per portarle alle bambine
farle piangere e sospirar.
Su pei monti che noi andremo
pianteremo l’accampamento,
brinderemo al reggimento:
Viva il Corpo degli Alpin
Evviva evviva il reggimento
Evviva evviva il Corpo degli Alpin.

 
L'imperialismo

La canzone Faccetta nera ricorda un'altra pagina della storia italina del '900: la conquista dell'Etiopia, avvenuta nel 1935.
La colonizzazione di questa regione africana doveva servire a rafforzare il prestigio militare dell'Italia fascista, ma anche a cercare nuove materie prime e nuovi mercati per i prodotti italiani.
I nostri soldati, sotto il comando di Pietro Badoglio, usarono ogni mezzao bellico per impadronirsi del paese, benché le armi chimiche fossero vietate dalla Società delle Nazioni. Gli Etiopi, invece, erano del tutto indifesi di fronte a questi ordigni: non disponevano, infatti, né di gas, né di aviazione, né di artiglieria.
I colonizzatori attuarono, anche dopo la conquista una dura repressione contro coloro che mostravano di non apprezzare gli invasori.
"la missione civilizzatrice", come venne chiamata dalla propaganda fascista, in Italia fu salutata come una delle più grandi realizzazioni del regime, che in questa occasione, raggiunse il più alto grado di consenso tra le masse.

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Faccetta Nera

Se tu dall'altipiano guardi il mare,
moretta che sei schiava fra gli schiavi,
vedrai come in un sogno tante navi
e un tricolore sventolar per te.

Faccetta nera,
bell'abissina
aspetta e spera
che già l'ora si avvicina!
Quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un'altra legge e un altro Re.


La legge nostra è schiavitù d'amore,
il nostro motto è libertà e dovere,
vendicheremo noi camicis nere,
gli eroi caduti liberando te!


Faccetta nera,
bell'abissina
aspetta e spera
che già l'ora si avvicina!
quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un'altra legge e un altro Re.


Faccetta nera, piccola abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
dal sole nostro tu sarai baciata,
sarai in camicia nera pure tu.


Faccetta nera,
sarai Romana,
la tua bandiera
sarà sol quella italiana!
Noi marceremo
insieme a te
e sfileremo avanti al duce
e avanti al Re!

Auschwitz

Son morto ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e ora sono nel vento

Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento

Nei campi tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano non ho imparato
a sorridere qui nel vento

Io chiedo come può un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà
che un uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà.

La Shoah

La shoah ha fatto dire a qualcuno che Dio è morto perché la fratellanza, la solidarietà, la giustizia che caratterizzano la nostra tradizione cristiana erano sparite per sempre, per far posto alla crudeltà, all'odio ed all'ignoranza.
Milioni di essere umani, soprattutto bambini, a cui fu negato il diritto di giocare, di amare e di essere amati, di sperare nel futuro e nella vita, come dice la canzone passarono per il camino di Auschwitz e di tanti altri campi di sterminio.
Ma noi non crediamo che Dio sia morto, ma riviva mella memoria di tanti uomini, nell aricerca storica sulle fonti, nella volontà di capire quello che Primo Levi definiva il buco nero dell'umanità.
E' quello che abbiamo cercato di fare parlando con Leone Fiorentino, ex deportato di Auschwitz, e con i nostri nonni o studiando le leggi razziali.
tutto ciò è importante affinché noi ragazzi, già da oggi, ma anche da adulti, domani lottiamo perché non sia mai più uccisa la speranza e la fiducia nell'uomo
 

La Resistenza

Le note di Bella ciao ci riportano ad un momento fondamentale della storia italiana del '900: la Resistenza.
Questo movimento, nato come opposizione tacita e poi armata ai nazisti, ritenuti responsabili della miseria prodotta dalla guerra, riunì persone di diverso orientamento ideologico: comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici.
I partigiani, come venivano chiamati gli aderenti a questa organizzzazione, non essendo in grado di affrontare un esercito regolare in uno scontro aperto, ostacolarono o danneggiarono il nemico con sabotaggi, agguati alle colonne armate in movimento, azioni punitive, assalti a piccolli depositi di armi.
I nazisti, in difficoltà, risposero con azioni spietate di rappresaglia contro le popolazioni civili. A Roma, alle Fosse Ardeatine, furono fucilati 335 civili; a Marzabotto, in Emilia, 1836 persone furono trucidate.
Il 24 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia assunse i pieni poteri civili e militari e due giorni dopo le truppe tedesche furono costrette a capitolare.
Finiva in questo modo un dolorosissimo periodo della storia aed iniziava, anche se tra gravi problemi, un'era nuova.
Perciò con Bella Ciao noi vogliamo rivolgere un pensiero riconoscente a quelle persone che hanno combattuto talvolta fino all'estremo sacrificio, per la libertà e grazie alle quali noi oggi possiamo vivere in un paese in cui i diritti inviolabili dell'uomo sono riconosciuti e garantiti dallo Stato.
Ma perché tutto ciò che è stato non venga dimenticato, vogliamo rievocare i giorni tragici dell'occupazione tedesca in Italia, segnati da violenza, odio e dolore, attraverso i versi della lirica di Salvatore Quasimodo

Alle fronde dei salici.
E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo.
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese
oscillavano lievi al triste vento.

Bella ciao

Stamattina mi sono alzato
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
stamattina mi sono alzato
e ci ho trovato l'invasor.
O partigiano, portami via

o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
o partigiano, portami via
che mi sento di morir.
E se muoio da partigiano

o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e se muoio da partigiano
tu mi devi seppellir.
Seppellire lassù in montagna

o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno

o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
e diranno: o che bel fior!.
E' questo il fiore del partigiano

o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.

 
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Il Pacifismo

Imperialismo e Nazionalismo giustificano la guerra in quanto la ritengono l'unico mezzo per affrontare i problemi tra gli Stati e per garantire la Pace. ma le masse popolari hanno sempre avversato la guerra, anhe se sono state obbligate a farla.
Durante la Resistenza però, i Partigiani hanno dovuto scegliere la strada delle armi per combattere contro i nazifascisti e per poter ricostruire un avita cicile e democratica.
Il Pacifismo interpreta questa esigenza e rifiuta la guerra e la violenza come mezzo per risolvere le controversie tra gli Stati.
Ma Pace non vuol dire passività o rifiuto di individuare oppressi ed oppressori, sfruttati e sfruttatori, Pace significa analizzare, scegliere e spendere risorse ed energie per trovare ogni possibile mediazione e soluzione non violenta dei conflitti.

C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones

C'era un ragazzo che come me
amava i Beatles e i Rolling Stones
girava il mondo veniva da
gli Stati Uniti d'America
Non era bello ma accanto a se
aveva mille donne se
cantava Help, Ticket to Ride
o Lady Jane o Yesterday
cantava "Viva la libertà"
ma ricevette una lettera
la sua chitarra mi regalò
fu richiamato in America
Stop! coi Rolling Stones
Stop! coi Beatles stop
Gli han detto vai nel Viet-Nam
e spara ai Viet-Cong

Rattatatata....Rattatatata.... Rattatatata....
Rattatatata....Rattatatata....

C'era un ragazzo che come me
amava i Beatles e i Rolling Stones
girava il mondo ma poi finì
a far la guerra nel Viet-Nam
Capelli lunghi non porta più
non suona la chitarra ma
uno strumento che sempre dà
la stessa nota RATTATTATA
Non ha più amici
non ha più fans
vede la gente cadere giù
nel suo paese
non tornerà
adesso è morto nel Viet-Nam
Nel petto un cuore più non ha
ma due medaglie o tre

Rattatatata....Rattatatata.... Rattatatata....
Rattatatata....Rattatatata....

mostre e iniziative

Anne Frank - Una storia attuale

Terezin - disegni e poesie dei bambini del campo di sterminio

Non avevamo ancora cominciato a vivere - voci e immagini dai campi di concentramento per giovani di Moringen e Uckermark

 

La Rosa bianca - Studenti contro il nazismo

 

I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola

 

La Memoria per un futuro di Pace

A scuola col duce

Qui non ho visto nessuna farfalla

2006    2007

...Festa d'aprile!

La storia cantata - Parole e musiche della Resistenza

25 aprile 2003
25 aprile 2004

Teatro, convegno e musica per ricordare la Liberazione

Itinerari di libertà

I canti del '900:

spettacolo della S.M.S. Torrione Alto di Salerno

concorso